Torno a fissare il soffitto.
Lo fisso anche nei giorni successivi.
È tornata a casa.
Senza salutare.
Senza una parola.
Fisso il soffitto.
Fausto mi guarda con aria scettica. Si sdraia anche lui. Sul suo letto. Di fianco al mio.
Guarda il soffitto. Anche lui.
– Ah, ho capito … [ha capito] guardi le macchie di umido …
– Sì, Fausto, le macchie di umido.
– Non ti devi preoccupare. Ci parlo io con la padrona.
Vuole darmi una mano. Gli voglio bene. Se ne va fiero di sé. Ha risolto il mio problema.
Torna dopo due ore. Mi ritrova a letto. Sdraiato. A fissare il soffitto. Anzi, le macchie di umido. Ora che me le ha fatte notare, dobbiamo proprio fare un discorsetto con la padrona …
– Ma non è che … il motivo è un altro? [ha capito] Non è che ti senti male? La storia dello svenimento … ci penso io …
Ci pensa lui.
Si presenta dopo mezz’ora con una quantità industriale di merendine zuccherolipidograssate.
Con fare nutrizioscientifico e pathos degno di un Amleto, proclama: “zuccheri … ti mancano gli zuccheri …”
Lo ringrazio. Di cuore.
Faccio scorta di zuccheri e grassi saturi per i successivi 15, 16 anni.
Mi faccio forza.
O la va o la spacca.
Accendo il pc.
Accedo a internet.
Compro due biglietti.
Mi vesto con i primi vestiti che mi capitano sotto mano.
Corro dal fioraio.
Compro un mazzo di rose.
Compro un bigliettino.
Scrivo. Scrivo. Scrivo.
Spedisco.
… continua…