Tre mesi dopo.
Rientrando a casa, dopo aver bocciato per la quarta volta consecutiva l’esame di Filosofia Contemporanea, mi accorgo che c’è qualcosa che non va.
Oltre al fatto che boccio sistematicamente esami a cui mi presento iperpreparato (se escludiamo magari il primo tentativo).
C’è qualcosa che non va.
Novantacinque chili ed un metro e novanta di cose che non vanno.
Novantacinque chili ed un metro e novanta di cose che non vanno che, appena mi vedono, si mettono ad andare. A corsa. Verso di me.
Novantacinque chili ed un metro e novanta di ghigno diabolico. Contratto in una smorfia. L’urlo animalesco. Vedo i pettorali sballottare sotto una maglietta sul punto di strapparsi. Bicipiti, tricipiti, quadricipiti contrarsi.
Mi sento in una scena di “300”.
– Oh, merda!
Io non sono da “300”.
Io sono da “Billy Elliot”.
Per l’appunto, metto in scena un’aggraziata piroetta e, con coraggio nonché senso dell’onore spartano, mi getto a capofitto nella fuga, l’occhio carfagnesco, fuori dalle orbite, urlando: “AAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!”.
La definizione visiva di terrore.
Dieci metri ed ho il fiatone.
Venti metri ed ho le gambe pesanti.
Trenta metri e mi volto.
Trenta metri e faccio il madornale errore di voltarmi.
Trenta metri, faccio il madornale errore di voltarmi ed inciampo in una radice che spunta infida dal marciapiede.
Maledico Comune, sindaco, assessori, consiglieri, maggioranza e opposizione.
Maledico la natura tutta. Possa il dio cemento asfaltarla. La Foresta Amazzonica diventare parcheggio.
Musata madornale contro il non morbidissimo marciapiede piastrellato.
Mi rialzo frastornato.
Terminator mi raggiunge.
Terminator mi raggiunge e mi fracassa di colpi: cazzotti, pedate, schiaffi, ginocchiate, gomitate.
Mi riaccascio frastornato. Frastornato e gonfio di botte.
Pensa ad un modo di far del male a qualcuno.
Usa tutta la tua fantasia.
Sappi che Terminator l’ha sperimentato.
Su di me.
… continua…