Mi sfuggiva ancora la precisa differenza tra maschio e femmina, quando, sei mesi fa il Mancio mi invitò ad uscire. Il Mancio è mio compagno di classe. Terza A della Scuola Media Cristina Novelli. Solo che io ho quattordici anni. E lui ne ha trentadue. Problemi con la matematica e la grammatica hanno un tantino rallentato il suo percorso di studi.
Il Mancio mi invitò ad uscire.
Mi assalì il dubbio che fosse gay.
La mia crisi di identità sessuale era ancora così pronunciata che anche per scegliere in quale bagno entrare dovevo consultare la mia carta di identità.
Consultai la mia carta di identità.
Femmina.
Il Mancio non era gay.
Mi venne da andare in bagno a fare pipì. Ormai associavo la carta di identità alla pipì.
Una versione odierna dei cani di Pavlov in salsa diuretica.
Dissi del Mancio ai miei genitori e alla vecchia.
Mia madre svenne.
Mio padre la portò in camera.
La vecchia li seguì. Chiuse la porta alle sue spalle.
Ho origliato alla porta di camera. Col bicchiere. Come nei film. Anche se sentivo meglio senza bicchiere che con. Ma nei film usavano il bicchiere. Quindi lo volevo usare anche io.
Non sentii tutto. Con quel bicchiere di merda non sentivo quasi niente.
Riporto qui di seguito il poco che sentii.
– Mettiamola in convento.
– Facciamola diventare gay.
– Diciamole che è allergica al pene.
– Non si dice “pene”; si dice “cazzo”, maleducato!!! (la vecchia aveva una sua particolare accezione di “maleducazione”)
– Uccidiamola.
– Uccidiamolo.
– Uccidiamoli.
– Sopprimiamola (vero e proprio cavallo di battaglia della vecchia)
– Eviriamolo.
– Sterilizziamola (altra interessante proposta della vecchia).
… continua…