Le 7 e 30 del mattino. Suona la sveglia.
Oddio, no! Di già?
Fuori è ancora buio.
Reimposto la sveglia.
Altri cinque minuti a letto.
Risuona la sveglia.
Non ce la posso fare.
Ce la faccio. Mi sono alzato. Metto il latte a scaldare ed intanto mi vado a vestire. Mi aspetta il primo seminario al centro per l’impiego. Mi metto i jeans, una polo, un maglione pesante. Come arrivare al centro? Avrei il motorino, ma non è più come quando avevo quindici anni che lo prendevo anche con la grandine, dieci gradi sotto zero, le trombe d’aria. Mi sono imborghesito.
Troppo freddo. Prendo il pullman.
Vado alla fermata. Freddo.
Da lontano spuntano i fari. Freddo.
Il pullman accosta. Freddo.
Sulla portiera si legge la scritta: “non si vendono i biglietti a bordo”.
La portiera si apre, la scritta scompare, l’autista appare.
– Buongiorno. Vorrei farei il biglietto.
– Non si fanno i biglietti a bordo.
– E allora come faccio?
– Non si fanno i biglietti a bordo.
– Può scendere e farmelo a terra?
– Prende per il culo?
– Scusi. Quindi come faccio? Io non ho il biglietto. Viaggio senza pagare?
– Non si viaggia senza pagare.
– Sì, ma dove me lo procuro un biglietto, se la tabaccheria più vicina è a due chilometri da qui? Mi servirebbe un biglietto per andare a comprare un biglietto.
– Allora lei prende per il culo!
Pensando al curioso accostamento di forma di cortesia e linguaggio scurrile, penso “mi-saluti-la-puttana-di-sua-madre”, ma mi limito ad un più formale “arrivederci”, scendo dall’autobus e me ne torno verso casa.
Scocciato, scoraggiato, sconfortato, prendo il motorino.
Mi sono sborghesito.
Freddissimo.
… continua…
La gag con l’autista è fantastica!
Ma grazie!
A rileggerla mi viene voglio di tornare ai tempi delle superiori e riprendere il pullman tutte le mattine!
…o anche no…