– Lui è fatto così.
– È stronzo!
– No, non è stronzo, è che è fatto così.
– È stronzo!
– Ma…
– Che significa che è fatto così? Se è fatto così, è fatto di merda… che cambi!
– Ma…
– Troppo comodo fare i propri porci comodi e poi giustificarsi dicendo “sono fatto così”! Troppo comodo. E tu fessa a dargli corda…
– Ma non dice per giustificarsi.
– Eh no, dice per non giustificarsi infatti: neppure cerca di giustificarsi …è troppo stronzo!
Claudia odiava vederla così. Martina era sua amica. Odiava vedere come Martina fosse succube di quella relazione, come fosse sempre pronta a correre da lui ogni volta che quello stronzo si faceva risentire, come gli permettesse sistematicamente di trattarla di merda. E odiava sentire Martina difenderlo, addossarsi colpe non sue, sentirsi inadeguata, come se qualcosa in lei non andasse. Non c’era niente in lei che non andasse. Simpatica, intelligente, amava scherzare, carina nonostante qualche chiletto di troppo. E in tutte le altre cose sicura di sé. In tutte tranne che in quella. Con lui si trasformava. Quella ragazza coi controcazzi sul lavoro che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, quella ragazza che a scuola aveva fatto la rappresentante d’istituto e aveva tenuto testa a professori e presidi, quella ragazza che con lui diventava un’altra persona. Debole. Impotente. Era letteralmente in balia di quell’uomo.
Claudia non capiva perché Martina si perdesse in quella storia insensata e che in nessun caso sarebbe potuta finire bene. Anche perché non si poteva dire che non avesse scelta. Anzi, ci sarebbe stata la fila alla sua porta. Primo tra tutti, Alberto. Che aveva il grandissimo pregio di essere un bravo ragazzo, di volerle bene e di essere sempre lì per lei. Ma aveva anche l’imperdonabile difetto di essere un bravo ragazzo, di volerle bene e di essere sempre lì per lei. Forse, in una maniera del tutto inconsapevole, era proprio l’incostanza di Fulvio, quella sensazione di non riuscire mai a farlo proprio, di non riuscire ad entrare in quel suo cuore di ghiaccio a renderlo così imprescindibile per lei. Forse era il seducente fascino della causa persa, del giocattolo da aggiustare, l’eterna lotta contro i mulini a vento. Quel volere a tutti i costi quel che non si ha.
– Ma perché non Andrea?
– Lo so …ma …
… continua…
Grazie per la bellissima foto a Sara (cliccate sulla immagine per ingrandire)