Arrivarono le 22. Ma lei non arrivò. Il mago aspettava sul marciapiede. Invano.
22 e 05.
22 e 10.
22 e 15. Iniziò a mettere tutte le sue cianfrusaglie nello zaino.
22 e 20. Si chinò per raccogliere lo zaino e tornare a casa.
– Come hai fatto?
– Buona serata, amore mio!
– Scemo! Dimmi come hai fatto?
– Magia!
– Dimmelo!
Via Rosmini e viale Garibaldi erano due delle vie più trafficate del centro. Erano le 22 e 20. A quell’ora solitamente c’erano centinaia di persone in giro per strada. A far passeggiate. A prendere un gelato. E le carreggiate piene di auto in transito, in coda, parcheggi in doppia fila, quattro frecce. Solitamente. Non quella sera. Quella sera Sofia era scesa in strada e, chiudendo a chiave il portone, percepì qualcosa di strano. Ma non realizzò subito. Ci mise un secondo. La cosa strana era quell’inverosimile silenzio. Niente chiacchiere. Niente urla di bambini. Niente rumore di auto. Niente clacson. Si sentiva soltanto il crepitare del semaforo. Dove erano spariti tutti? In venti anni che abitava lì mai le era accaduta una cosa del genere. Neppure nelle peggiori giornate di febbraio. Figurarsi in piena estate. Il mondo era sparito. Come aveva fatto? Si era affrettata sorridendo al suo magico appuntamento. Era in ritardo. Come sempre. Indossava un vestito bianco. Ci aveva messo un’ora per trovarlo. Lo voleva bianco. Per far dispetto.
– Come hai fatto?
– Magia!
– Come?
– Su, andiamo a vedere le stelle!
La prese per mano. La condusse in mezzo all’incrocio. Le disse: “te l’avevo detto di non mettere un vestito bianco!” Si sdraiò sull’asfalto. In mezzo alla strada.
– Sdraiati pure tu!
– Tu sei pazzo!
– Andiamo, sdraiati pure tu!
Si sdraiò pure lei. Senza fare storie. Le piaceva la piega che aveva preso quella pazza serata.
Era assurdo. Sdraiati in mezzo a quella strada del centro inverosimilmente deserta.
Siamo in quarantena?
– Cosa?
– Perché non c’è nessuno in strada? Un’arma batteriologica? – sorrideva. Non capiva.
– Magia!
Guardarono il cielo. Poi si guardarono. Lei lo guardò. Non era bello. Ma …sarà stato il fascino di quella situazione assurda, sarà stato quel suo modo di fare misterioso, magico …le piaceva. Lui la guardò. Aveva lo sguardo di chi sapeva che l’avrebbe fatta innamorare.
– Mi dispiace per il vestito.
– A me dispiace per le stelle.
– Per le stelle?
Avevi detto che mi avresti portato a vedere le stelle. Io vedo solo lampioni. Te l’avevo detto che avresti dovuto portarmi fuori città. Con tutta questa luce cosa vuoi vedere?
Lui guardò l’orologio. Rimase un attimo in silenzio. Teneva la mano intorno all’orologio. Come a cronometrare qualcosa. Poi disse:
– 10
– 9
– 8
– 7
Lei rideva. Che avrebbe combinato adesso?
– 6
– 5
– 4
Sdraiata in mezzo alla strada accanto ad uno sconosciuto che aveva fatto sparire il mondo per lei e adesso contava non si sa cosa.
– 3
– 2
– 1
– Magia!
Buio. Si spensero i lampioni. Si accesero le stelle. Eccole! Bellissime.
Risero entrambi.
– Ho fatto sparire il mondo, ho fatto apparire le stelle, adesso ti devo solo far innamorare, poi finalmente mi crederai quando ti dico che sono un mago.
Risero. Parlarono. Lui la guardava. Era bellissima. Lei lo guardava. E negli occhi stava entrando la magia di quell’appuntamento assurdo. Bello. Assurdamente bello. Mai le era capitato niente di vagamente simile. Stava così bene con lui. Neanche lo conosceva, ma sentiva qualcosa dentro. Era magia? Lei non ci credeva alla magia. Ma un po’ cominciava a crederci. Poi lui la baciò. E il mondo riapparve. A modo suo. In un suo modo magico. Intorno non c’era nessuno. Ma si sentì come un boato di gioia. Come ad un concerto quando la star esce da dietro le quinte. Che magia era mai quella? Non aveva mai dato un bacio come quello.
Lei non lo sapeva. Era appena tornata da tre settimane in India, non guardava il telegiornale da tre settimane, non seguiva il calcio. Lei non lo sapeva. Solo dopo lo avrebbe saputo. Solo dopo avrebbe saputo che quella sera di luglio del 2006 erano successe nello stesso preciso istante due cose degne di nota: Fabio Grosso segnò per l’Italia il rigore decisivo nella finale di coppa del mondo e Sofia baciò per la prima volta quello che tre anni dopo sarebbe diventato suo marito.
Il cielo era azzurro sopra Berlino. E stellato su due innamorati in cerca di magia.
Anni dopo Sofia gli chiese come aveva fatto a far spegnere i lampioni. Lui le rispose: “magia! Era tutta magia quella sera! La finale del mondiale non c’entrava niente! Io avevo fatto sparire il mondo per te! Che vuoi che fosse per uno che faceva sparire il mondo spegnere due lampioni? Sono un magoooo…”
Risero.
A distanza di anni.
Come quella sera.
Magia.
FINE
CLICCA QUI SE VUOI SCARICARE IL PDF CON IL RACCONTO COMPLETO
aaaaaaa il trucco era Fabio Grosso…;))
😉