Di nuovo chiuso in casa. Una prigione prima della prigione. Perché in prigione Marco ci andrà. Hanno trovato qualcosa sul suo pc.
Qualcosa che l’indomani viene diffuso in mondovisione.
Insieme alle cose più private.
Le conversazioni più private.
Le conversazioni più irrilevanti ai fini delle indagini.
Tutto.
La sua vita spiattellata sotto gli occhi di tutti.
Così.
Aspetta solo che lo vengano a prendere.
Quasi non vede l’ora che lo facciano.
Non ne può più di quella vita.
Non ne può più della vita.
Dopo quello che era successo.
Dopo quello che aveva fatto.
Dopo quello che non poteva perdonarsi.
Chiuso in casa 24 ore su 24.
7 giorni su 7.
Senza poter accendere la tv, a meno di non voler sentire parlare del mostro di Colleverdi. Di lui. Il mostro di Colleverdi.
Senza poter accendere la tv, senza poter vedere un dvd. Il lettore se lo è portato via Giulia. Mesi prima. Giulia. La sua ex moglie. La sua ex moglie che non gli rivolge più la parola. Neppure per litigare. Neppure per venire alle mani. Più. Per suo conto parlano gli avvocati. Non fanno che ripetere di avere in mano le prove della sua colpevolezza.
Senza poter accendere la tv, senza poter guardare un dvd, senza poter accendere il pc. Sequestrato.
Ricorda il giorno dopo il funerale. A casa. Non sapendo dove sbattere la testa. Accende il pc.
Apre il primo sito a caso. Non vuole pensare a cosa è successo. A cosa ha fatto. A quell’errore. Di cui mai si perdonerà. www.gazzetta.it. La sua foto in home page. Anche lì. Anche lì. Anche. Lì.
Come un automa accede a Facebook. Gli amici dimezzati. Richieste di amicizia a valanga.
1150.
1150!
Lui di amici ne aveva 100.
Ora 44.
E i 44 che rimangono se ne guardavano bene dal difenderlo.
Tacciono.
La sua bacheca invasa da messaggi minatori.
Contro di lui.
Contro il mostro.
Oltre che da Facebook, gli amici sono spariti anche dalla vita reale. Spariti. Volatilizzati. Dati alla macchia.
Tutti.
Tranne due.
Due.
Gli amici di sempre.
Che però non possono andarlo a trovare. Non con quelle troupe e quelle truppe fuori dalle mura della sua casa. Sarebbe suicida.
In famiglia solo la madre continua a chiamarlo al cellulare. Il padre è troppo impegnato a sparire dalla sua vita e dalle telecamere. La madre. La madre fin da piccolo gli aveva sempre detto ‘mamma ti vuole bene, non importa quello che hai fatto, mamma ti vuole bene’. È stata di parola. Ha solo voluto sapere se era stato lui.
Glielo aveva chiesto.
Lui aveva taciuto.
A lungo.
Aveva risposto.
In un sussurro.
Avevano pianto.
Insieme.
Lei lo aveva abbracciato.
Quel figlio che le aveva rovinato la vita.
Suo figlio.
Lo aveva abbracciato.
Avevano pianto.
… continua…