Aver fatto l’ITI e non riuscire a riparare le lucine dell’albero di Natale.
Aver fatto l’ITI, aver scelto l’indirizzo elettronico e non riuscire a riparare le lucine dell’albero di Natale.
Se può consolare, neppure sapeva qualcosa di meccanica. L’errore non era stato l’indirizzo elettronico. L’errore era stato l’ITI. Forse, considerando le sue tutt’altro che spiccate doti in tutte le materie, l’errore era stato … le superiori.
Mario era simpatico. E amava il calcio. Punto. Non aveva altre doti. E riguardo al calcio, lo amava, ma non ne capiva. Non un’idea approssimativa di una diagonale difensiva. Era simpatico e amava il calcio. Non sembrava avere altre qualità. Sicuramente non aveva quella di aggiustare le lucine di Natale. Non la aveva e non la ha.
La spina inserita, le lucine spente.
Qualcosa non torna.
Nel caso particolare: le luci non funzionano.
Problema non da poco se hai passato l’ultima mezzora ad aggiustare le luci.
Con fare scimmiesco, si gratta la testa. Sbuffa.
Poi guarda l’orologio.
Sono le venti e trenta.
L’anticipo!
Messe via le luci di Natale. Accesa la tv. A dare il suo sostegno ai ‘ragazzi’.
I ‘ragazzi’ sono l’Inter (ulteriore dimostrazione del fatto che Mario di calcio non ne capisce).
Per le lucine c’è tempo …
È ancora il 19 dicembre in fin dei conti …
Claudio. Chiuso in bagno. A … liberamente ispirarsi a semipornofoto di una diciottenne che rientrerebbe nel detto di Mauro “potrebbe esse’ la mi’ figliola, ma un’ è!”
Trenta secondi.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
Una cosa meccanica.
Trenta secondi.
Senza nemmeno godere veramente.
Trenta secondi.
In cui realizza nitidamente che masturbarsi per routine su foto di diciottenni ammiccanti vuol dire aver veramente toccato il fondo.
Senza contare che la diciottenne ammiccante di turno è figlia di uno dei suoi amici. Lui l’ha vista nascere. E l’ha vista crescere.
Si pulisce. Tira l’acqua. Si fa una doccia. Una lunga lunga lunga doccia.
L’acqua scorre sul suo viso. È veramente stanco. Non sa nemmeno se sta piangendo. Sa solo che è veramente stanco. Di vivere.
Esce dalla doccia. Pulisce il box.
Piega l’asciugamano usato. Lo ripone, ben piegato, nella cesta dei panni da lavare. Sulla cesta un cartello “panni da lavare”.
Si veste. Si deodora. Si guarda allo specchio. Esce dal bagno.
Si rimette al pc. Sullo schermo le foto della diciottenne ammiccante. Che ha visto nascere. Che ha visto crescere. Una bambina fino a poco fa. Una bambina adesso. Si fa schifo. Si sente un perverso. Chiude immediatamente la pagina. Come se potesse cancellare quanto fatto con un clic. Come se potesse cancellare quanto è con un clic.
Se avessi le palle, mi taglierei il pisello! – pensa.
E sorride amaro.
Del curioso gioco di parole.
Della sua vita.
Di quelle pillole.
… continua…