– Avete sentito del poliziotto che si è ucciso ieri in centro?
– Sì, l’ho letto … si è sparato in testa …
– Uno scandalo! È arrivata l’ambulanza e non c’era nemmeno il medico a bordo!
– Come non c’era nemmeno il medico a bordo?
– Sì … era l’ambulanza della Misericordia … non hanno il medico a bordo loro …
– Ma cosa dici?!? Sì, che ce l’hanno!
– Va beh, si è sparato in testa … anche se ci fosse stato un medico … ormai era morto …
– Guarda che non era morto … è morto dopo … in ospedale … non è detto che se ti spari in testa muori! A seconda di come spari e dove ti prendi, ci sta che rimani vivo …
– Secondo me guardi troppo Grey’s Anatomy …
– Io prenderei una corda e mi impiccherei …
– Sì, proprio te! Che anche alle medie portavi le scarpe con la chiusura a strappo … poi è iniziata la moda di non legarsi le stringhe … dì la verità: lo sai fare un nodo?
– Come sei simpatico Manfredo!!!
– Io mi accoltellerei al cuore …
Già da principio aveva dato cromaticamente segno di cedimento, ma è a questo punto che Mario svenne per la prima volta nel corso di quella serata. Era sempre stato così: appena vedeva anche una goccia di sangue o sentiva parlare di cose cruente, Mario sveniva. Con una regolarità tale da suscitare l’ironia e gli scherzi degli amici che si divertivano crudelmente a farlo svenire e rinvenire a piacimento.
Furono passate in rassegna tutte le altre possibilità: dal taglio delle vene, al gettarsi da un palazzo (con relativa disquisizione sul piano ideale dal quale gettarsi per, nell’ordine, slogarsi una caviglia, spaccarsi le gambe, rimanere paralizzato, suicidarsi … ci fu una discreta intesa che per suicidarsi “nel dubbio, meglio buttarsi di testa!”), overdose, gettarsi sotto a un treno … i più fantasiosi tirarono anche fuori morire di masturbazione compulsiva, essere schiacciato da un obeso che inciampa, sottoporsi a ventiquattro ore consecutive di Grande Fratello.
Claudio proprio non sapeva come fosse possibile finire un sabato sera tra amici a parlare di come suicidarsi. Ma ci aveva scherzato su.
“Io non mi ammazzerei mai: semplicemente non mi riuscirebbe”.
Non era mai stato sicuro di sé: era uno di quelli che lasciava puntualmente a metà ogni cosa che iniziava. Ed era sempre stato molto autoironico. Gli piaceva ridere. Ma non gli erano mai piaciute quelle persone che stanno sempre a deridere gli altri. Le trovava cattive. Quindi rideva e faceva ridere di se stesso.
Ci aveva scherzato su.
A quei tempi non avrebbe mai pensato di dover prendere seriamente in considerazione un giorno la possibilità di suicidarsi. Sì, si ritrovava spesso ad essere triste, ma niente di tragico … una noia di fondo … una sensazione di insoddisfazione per la piega che aveva preso la sua vita. Le cose che provano un po’ tutti …
A sedici anni ti immagini una vita.
A ventisei ti ritrovi una vita che non hai scelto. Che ti è capitata. E pensi che tra qualche anno potrai cambiare le cose. E pensi: poi, semmai, quando ho tempo, appena posso, dovrei, il tempo di mettere da parte due soldi …
A trentasei anni ti ritrovi con una vita che non hai scelto. Che ti è capitata. E che ormai ti è rimasta addosso.
Le cose che provano un po’ tutti.
A quei tempi ci scherzava su.
A quei tempi aveva Sofia.
A quei tempi aveva il suo gruppo di amici con cui si annoiava a pesca, allo stadio, sul lungomare.
A quei tempi non avrebbe mai pensato che quell’uscita di Sofia “basta prendere una scatola di queste … ti addormenti … e non ti svegli più … non ti accorgi di niente” avrebbe potuto essergli utile.
Claudio non aveva mai avuto una memoria ferrea. Dimenticava tutto. Dal dove aveva parcheggiato, al dove aveva messo le chiavi. Dal come finivano le barzellette, all’obliterare il biglietto del treno.
Claudio non aveva mai avuto una memoria ferrea. Ma, non sapeva perché, ricordava distintamente quella serata. In ogni dettaglio. Quella scatola di pillole. Il nome di quelle pillole.
… continua…