I passi veloci. Di soppiatto. Paolino doveva essere a letto già da mezzora.
Così gli aveva detto il papà.
‘ Non guardare la televisione’.
‘Alle nove vai a letto’.
‘Quando torno, devi essere sotto le coperte’.
Beh. Una su tre.
Quando il papà entrò nella sua cameretta lo trovò sotto le coperte.
Una su tre.
Era stato abbastanza obbediente.
Almeno lui la pensava così.
Alle nove e trenta era ancora davanti alla tv.
Era troppo presto per i programmi sconci.
Era troppo piccolo per i programmi sconci.
Aveva quasi tre anni.
Guardava Paperissima.
Era troppo piccolo per apprezzare lei.
Era abbastanza piccolo per apprezzare il Gabibbo.
Gli piaceva tantissimo quando il Gabibbo mangiava il microfono.
Aveva una bocca enorme.
Non aveva ben capito cosa fosse il Gabibbo.
Ma gli piaceva tanto la sua bocca enorme.
Non era un uomo. O almeno non sembrava un uomo.
Non era un puffo. Perché non era blu.
Non era un settenano. Perché non si chiamava Gabibbolo.
Non aveva ben capito cosa fosse.
Ma gli piaceva tanto la sua bocca enorme.
Guardava Paperissima.
Lo faceva tanto ridere sentire gli animali parlare.
Sua papà diceva di no. “Gli animali non parlano!”
Forse era per quello che suo papà non voleva che guardasse la televisione. Perché non scoprisse che gli animali parlano.
Mangiamicrofoni escluso, la sua parte preferita era “ti voglio stare vicino vicino”.
Paolino lo ripeteva sempre a Ettore.
“Ti voglio stare vicino vicino”.
“Ti voglio stare vicino vicino”.
“Ti voglio stare vicino vicino”.
Era troppo piccolo per apprezzare le bambole gonfiabili.
Era abbastanza piccolo per apprezzare i peluche.
Il suo preferito era Ettore.
Non se ne separava mai.
Né per andare al nido. Né per andare in bagno.
Ettore. Orso marrone, ormai ingrigito e spelacchiato, con l’hobby del letargo.
Andavano sempre a letto insieme.
Una unione omosex. Una unione orsomosex.
Ed era così che li beccò suo papà, Claudio, quando entrò nella cameretta di Paolino.
Ma non si scandalizzò.
Evidentemente era un uomo di vedute liberali.
… continua…