Insolita processione: quattro ragazzi, in fila ordinata, in silenzio, la testa bassa, l’aria compunta, in mano, ognuno, un piatto di torta, porzione abbondante. I quattro piatti, neanche a dirlo, sono tutti per Carlo, che ha pensato bene di convincerci a portarne uno a testa: soluzione fasulla, ma quantomeno più decorosa.
Ci accomodiamo in camera.
Silenzio.
– Certo, anche se lo sapevano già da un pezzo, è stata una bella botta lo stesso.
Silenzio.
– Hai voglia a saperle per tempo queste cose… come fai ad essere preparato?
– Sì, sì, ovvio… non m’aspettavo di vederli sorridenti, ma… sono rimasto colpito nel vederli così tanto… Gianni che pregava poi…
– Non sa nemmeno il Padre Nostro… Ma il catechismo non l’ha fatto?
– Fosse stato per sua mamma, sarebbe diventato anche prete, ma… mi ha raccontato una volta che, quando era piccolo, aveva tipo cinque anni, gli morì il gatto… gli era affezionatissimo, ci era cresciuto insieme… insomma… il gatto si ammalò e morì dopo aver patito tantissimo… dopo esser stato diversi giorni bloccato in cuccia, senza potersi muovere, urlava tutta la notte, se la faceva addosso. Uno strazio. E Gianni a chiedere alla mamma di parlare con Dio, lei che non faceva che ripetere che questo Dio faceva i miracoli ed era tanto buono… pregarono insieme, ma il gatto continuò a star male, poi sempre peggio e infine morì. A cinque anni diventò ateo…
– Ateo a cinque anni… precoce il ragazzo! Lo è sempre stato!
– Diciamo che è sempre stato precoce in alcuni ambiti, in altri un po’ meno: a scuola tanto precoce non è mai stato… è da tre anni che ripete la quarta… e fa l’alberghiero…
Sorridiamo.
Intanto Carlo, sterminate le quattro porzioni di torta, sembra essersi preso il meritato riposo del guerriero. Russa.
Ricapitolando: si presenta ad una veglia funebre, facendosi prima delle grosse risate, ingozzandosi di torta poi e chiudendo in bellezza con un pisolino in poltrona; non proprio il vade-mecum del vegliante.
Il sonno di Carlo viene però disturbato da un tonfo nel corridoio (Gianni che batte un ginocchio contro la cassapanca) e dal conseguente sonoro “******* *******”.
– L’avevo detto che è ateo – aggiungo piano rivolto agli altri.
– Nemmeno fosse casa tua! Vieni qui, gonfio! – dico a Gianni, abbracciandolo.
– Hai ragione anche te, ******* *******! – soggiunge subito, forse per riprendere il concetto precedente. Repetita iuvant?
Gianni si siede sul letto accanto a me e a Valerio.
– Ho saputo del parcheggio, i miei complimenti!
Ridiamo insieme ed è bello vederlo ridere. Sono contento di non saper parcheggiare.
– Notte, Carlo! – continua Gianni.
– Mica dormo!
– No, no… ovviamente non eri te quello che sentivo russare dal soggiorno! Ti è piaciuta la torta?
– Sì, fai i miei complimenti a tua zia!
Silenzio.
Rimaniamo in silenzio.
Carlo cercando, senza troppi risultati, di tenere gli occhi aperti.
Noi tre a guardare la tv.
Anche se, onestamente, non so ridire cosa stavamo guardando.
Avevamo altro per la testa.
… continua…
Conosco anche io un Carlo(s) che ingurgita 4 porzioni abbondanti di dolce alla volta…sarà il nome…
corrisponde anche la descrizione “centodieci chili, la pancia che fa capolino, anzi qualcosa di più, un carpiato, dalla cintura dei pantaloni”?
Si!E non sono io ad accusarlo di essere un ciccione ma la sua fidanzata.Lui si giustifica dicendo che è l’osso che è cresciuto!!
ahaha…
giuro che il mio è un personaggio inventato di sana pianta!
comunque… secondo me ci sta che sia l’osso… magari assume tanto calcio 😉