Dieci minuti dopo si alza e, passando da uno dei corridoi laterali, se ne va a testa bassa verso l’uscita, apre la porta, chiude la porta, il funerale, gli sguardi della chiesa, le parole del prete alle sue spalle.
Che fare? Uscire ed andare da lui? Oppure lasciarlo solo? Chissà cosa vorrebbe? Chissà cosa è meglio.
Guardo i miei amici. Loro guardano me. Mi alzo. Vado verso la porta.
La porta si apre. La porta si chiude.
Gianni è lì, sulla scalinata, mi siedo accanto a lui. Non gli dico niente. Non mi dice niente. Rimaniamo lì un paio di minuti. In silenzio. Gli metto un braccio intorno al collo. Sta piangendo. Sorride.
– È inutile che ci provi! Non sei il mio tipo! Mi piacciono ancora le ragazze! – mi dice.
Si alza.
– Torniamo dentro prima che il prete venga a sentire che cosa sto facendo. La prenderebbe sicuramente come scusa per portarmi in confessionale ed abusare di me. Si sa come sono questi preti…
Si asciuga gli occhi e rientra.
Di nuovo al suo posto in prima fila.
Di nuovo sua mamma cerca il suo sguardo. Stavolta la guarda e le sorride.
… continua…