– La messa è finita; andate in pace.
– Rendiamo grazie a Dio.
Rendere grazie a Dio? E di cosa?
A poco a poco tutti si alzano, iniziano a congedarsi dai compagni di panca, pacche sulle spalle, qualche sorriso, appuntamenti ad un’occasione migliore. Chi era in piedi vicino all’uscita già sta per imboccare la scalinata, cercando di sgattaiolare senza dare nell’occhio ed evitarsi la processione, il-funerale-sì-ma-la-processione-no-cazzo-non-ne-posso-più-e-tra-dieci-minuti-inizia-la-partita…
– Un attimo ancora. Gianni vorrebbe dire due parole.
Silenzio.
Nell’immobilità generale Gianni, il passo indeciso, la testa abbassata, raggiunge il microfono.
Ha un attimo di titubanza.
Tutti gli occhi su di lui.
Tutte le orecchie alle sue parole.
– Due parole su mio padre. È la migliore persona che io abbia mai conosciuto.
La voce si rompe.
Silenzio.
Si ricompone.
Prosegue.
– È stato un buon padre, un buon marito ed evidentemente, vista la vostra presenza qui, anche un buon amico… sarebbe contento di sapere che così tante persone sono oggi qua presenti per lui. Vi ringrazio.
Nessuno respira. Nessuno si muove. Inchiodati.
Fino a quel momento era stata una cerimonia, anche noiosa, come tutte le cerimonie, anche un po’ vuota, come tutte le cerimonie. Quei discorsi sempre uguali, quei gesti sempre uguali. Non servono a questo i riti? A rendere normale? A rendere più facile? Quei discorsi che puoi anche perderti, tanto son sempre gli stessi. Quei gesti che puoi fare meccanicamente, tante sono le volte che li hai visti, li hai fatti. E intanto pensi a quel bel culo della ragazzina lì davanti. E intanto pensi al caldo che fa. Accidenti a me e a quando metto i maglioni di lana, accidenti alla lana, accidenti alle pecore, ai pastori ed alle maiale delle loro mamme. E intanto pensi che tra mezzora c’è la partita in tv e non vuoi perdertela; speriamo che finisca presto e sgattaiolo via, evitandomi la processione, interisti di merda oggi perdete!
E intanto e intanto e intanto.
E intanto Gianni ha perso il padre e non ce la fa e se ne esce di chiesa durante la cerimonia e si ritrova solo davanti a un microfono a mostrare quanto sia forte e quanto sia debole.
E intanto il tempo riprende a camminare, perché è quello che succede sempre: tutto riparte.
La chiesa inizia a svuotarsi.
Qualcuno piange. Tra queste la ragazzina dal bel culo, che neanche conosceva bene il padre di Gianni: semplicemente quest’estate lavorava al Conad dove lui faceva la spesa.
La giornata fuori è grigia. Non poteva essere altrimenti. Minaccia pioggia. Sguardi preoccupati al cielo, bestemmie sottaciute per aver lasciato a casa l’ombrello.
Tra gli ultimi esce Gianni.
Da un abbraccio ad una condoglianza.
Da un bacio ad una lacrima.
Se lo contendono tutti. Se lo passano in una triste staffetta.
Sii forte mi dispiace era tanto un brav’uomo siate forti condoglianze aiuta la mamma condoglianze come stai stringete i denti passerà condoglianze
Appena si libera, viene da noi.
– Mi sembra di essere un vip!
Ed aggiunge, gli occhi lucidi:
– Avete visto la cassiera del Conad? L’ho già fatta piangere e non ci siamo neanche presentati! Sono veramente una sciupa-femmine!
Ride.
Perché c’è da sorridere e da piangere, da piangere e da sorridere.
FINE
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io mi sono commossa…nella vita c’è veramente da piangere e da sorridere…da sorridere e da piangere…
… questi sono quei commenti che mi fanno davvero tanto piacere…
grazie Mariangela!