Coca Cola nel bicchiere di tutti. Salvo Andrea che la boicotta e ha davanti la Cola del discount ed un frastornato Massimo caduto nel dilettantistico quanto madornale errore di chiedere che cosa mai avrà fatto la Coca Cola di male e costretto ora a sorbirsi una sintesi per niente sintetica del libro “La storia segreta della Coca Cola” di Gustavo Castro Soto.
Dopo la pesca dei regali, è il momento della … gara di rutti. Sì. Gara di rutti. Campione in carica e favorito d’obbligo è Carlo, l’anno scorso capace di roboare un ‘supercalifragilistichespi’. La cosa pazzesca è che partecipano anche le ragazze. La cosa ancora più pazzesca è che le ragazze non sono affatto male.
La gara di rutti era la parte preferita della serata anche per Benedetta. Non sapeva fischiare, non sapeva schioccare le dita, non sapeva cantare, non sapeva dipingere, non sapeva cucinare, non sapeva stirare, non sapeva fare praticamente niente. Ma sapeva fare dei rutti notevolissimi. E ne andava fierissima. Al punto che una volta mi chiese se poteva inserirlo nel curriculum. Le dissi che probabilmente i tempi erano prematuri. La società civile non era ancora pronta.
In realtà era iperfemminilissima.
Aveva solo due falle nella sua iperfemminilità.
Una era la gara di rutti.
L’altra era lo stadio.
Mi torna in mente quella volta che lo stavamo facendo. Come capita nei film che lei dice il nome di lui. Solo che sbaglia il “lui” e chiama il fidanzato di turno col nome dell’amante di turno. Solo che lei urlò “sìììììì … Ronnie!”
Ronnie era Ronaldo.
Da quella sera non la ho più portata a vedere l’Inter! E non solo perché mentre lo faceva con me pensava ai centroavanti dell’Inter. Anche perché è una tifosa a dir poco antisportiva e rissosa. Ricordo ancora quella volta che, invece di tirare una monetina contro Lippi (ai tempi della Juve) gli tirò direttamente il borsello (il mio!). Per la precisione. È di quelli che insulta l’arbitro ad oltranza. A prescindere da se e da cosa fischi. Anche quando fischia a favore. È di quelli che urla “spezzagli le gambe!” Una volta andammo a vedere una partita dei figli di Antonio. Pulcini. Sette anni. Tutte le mamma ad urlare “dai dai dai!”, “forza!”, “passala!”. Lei urlava “spezzagli le gambe!”. Le uniche risse a cui ho preso parte in vita mia sono state tutte causate da lei allo stadio. Schema: lei insultava gratuitamente i tifosi avversari (sempre e rigorosamente i più grossi, cattivi e delinquenti), i tifosi avversari, per tutta risposta, la offendono pesantemente, lei si girava verso di me ‘ma hai sentito? fa qualcosa!’, io facevo qualcosa: per la precisione, ne prendevo di santa ragione. Andavo al pronto soccorso con una regolarità tale che l’infermiere di turno la domenica mi accoglieva con un “quanto è finita?”… soltanto una volta elencati i marcatori passava al “cosa ti fa male?”
Poi, uscita dallo stadio, ritornava ad essere una persona cordialissima, rispettosa, divertente, pacata, gentile, femminile. La mia Benedetta.
Ripensandoci … era divertente vederla così allo stadio (… botte a parte si intende).
Ripensandoci … era divertente vederla anche alla gara di rutti.
Gara di rutti a cui sono riportato da un ‘supercalifragilistichespiralidoso’ seguito da silenzio incredulo, consapevolezza di esser stati presenti all’evento del secolo e scrosciante applauso spontaneo. Carlo ce l’ha fatta! E viene portato in trionfo. Neanche Ancelotti dopo aver vinto la Champions.
… continua…