È così che io, Fausto, Francesca, Claudio e Pasquale (alias Moccolo) ci troviamo in auto.
Direzione mare.
Passiamo per il paese.
Vediamo vecchi toccarsi.
Vecchie imbacuccate di nero fare spergiuri.
Vecchie non imbacuccate imbacuccarsi di nero e fare spergiuri.
Gatti neri fermarsi sul ciglio piuttosto che attraversare la strada.
Gatti bianchi diventare neri, fermarsi sul ciglio piuttosto che attraversare la strada.
Non vedevo così tante corna dal tempo in cui passavo i pomeriggi a guardare servizi di Geo&Geo sui cervi in calore.
Il perché dello strano comportamento dei paesani a due e quattro zampe?
Presto detto.
Stiamo andando al mare con l’auto di Fausto.
L’auto di Fausto.
Ereditata dal padre.
Carro funebre dell’ex agenzia di famiglia.
Riadattata con sedili improvvisati a station wagon.
A rendere più assurdo il tutto, l’assetto ribassato del carro funebre, i led blu sotto l’auto, i cerchi con il logo Scorpion, i giganteschi dadi appesi al retrovisore, la musica da discoteca sparata a tutto volume.
Errore di Francesca: chiedere a Fausto di abbassare la musica.
Orrore di Fausto: “come?! Non vorrai dirmi che non ti piace la musica da discoteca?!”
Francesca, ammette di no, tra la commiserazione di un esterrefatto Fausto.
Scombussolato. Frastornato. Disorientato. La guarda. Incapace di credere a quello che ha appena sentito con le sue orecchie.
Scuote la testa. Incredulo.
Me lo vedo già di ritorno a casa. A raccontare alla famiglia, gli amici, i conoscenti, i passanti, i testimoni di Geova che ha incontrato una ragazza a cui non piace la musica da discoteca.
Dimenticavo. I sedili zebrati.
Ne va incomprensibilmente fiero.
– Una macchina così non ce l’ha nessuno!
Un motivo ci sarà – penso.
… continua…