Usciamo dal paese. Percorriamo una strada di campagna. C’è un po’ di traffico.
Ci accodiamo a un camion.
Carico di maiali.
Diretto al macello.
Le future porchette ci guardano con occhi pietosi.
Un già più che brillo Claudio si sporge sul sedile davanti. Indossa una maglia verde “Go veg”. Dotata di spilla. “Animal Liberation Front”.
Indica il camion del male che ci precede. L’indice ben dritto. Puntato. Accusatore. Le altre dita intorno al collo di una bottiglia di birra.
Parte con un pippone moralistico. Il solito da quando lo conosco.
– Perché farli soffrire così? Perché ucciderli? Perché…
– Senti non cominciare, eh – lo interrompo subito – … li portano al mare a fare villeggiatura
– Ah! Sono animalisti!!! Grandi!!!
La cosa bella di Claudio è che, quando è sbronzo, basta dire qualcosa di insensato con tono serio e lui lo prende per verità divina.
Fausto sorpassa il camion degli animalisti. Claudio si sporge dal finestrino. Abbastanza da rischiare la vita. Indica ai camionisti animalisti la maglietta animalista. E gli urla “grandi!!!!”.
Testuale.
“Grandi!!!”
Con la stessa voce con cui Renato Zero ringrazia il pubblico.
“Grandi!!!”
Mi immagino la scena vista dalla loro prospettiva. Un carro funebre. Intamarrito. Da cui si sporge un ubriaco in maglietta animalista. Che li incita a squartare maiali. Imitando Renato Zero.
Facciamo ancora qualche chilometro. Arriviamo alla pineta. Obiettivo parcheggio.
Miraggio.
Auto accatastate le une sulle altre. Aspiranti posteggiatori intenti, cacciavite alla mano, a svitare divieti di sosta. Station wagon compresse in posti da utilitaria. Utilitarie compresse in posti da Smart. Smart compresse in posti da motorini. Motorini infilati in rastrelliere da bici. Bici pluriinlucchettate invano fino al sellino. Lucchetti presto spezzati da cesoie. Come le farfalle. Vivono un giorno solo. In un andirivieni di proprietari che parti con una bici rossa da corsa, torni con un triciclo per bambini sotto i tre anni, riparti con una graziellina arancione. Non c’è albero, palo, piolino che non abbia una bicicletta abbarbicata. Un tempo c’erano le piante rampicanti. Oggi ci sono le biciclette. Edere del ventunesimo secolo. Cani smarriti in cerca di orinatoi, dopo attenta valutazione ripiegano ad oleare catene di velocipedi.
Continua la ricerca del parcheggio.
Qui no. Qui no. Quello esce? No, entra. Qui no. Lì? No.
Finiamo per parcheggiare a un chilometro e mezzo dal mare.
Aristotele diceva che ogni cosa ha il suo posto nell’universo e tende a raggiungerlo. Fedeli alla dottrina dello stagirita parcheggiamo il carro funebre nel piazzale del cimitero. Faccio presente la mia intuizione aristotelica a Fausto.
– Chi è Aristotele? – mi risponde.
Studiamo filosofia. Per la cronaca io gli esami li boccio, lui li passa. Fate voi.
… continua…