Fatto sta che Fausto arriva al mio capezzale in 16 ore. Spendendo l’intera borsa di studio in biglietti di treno, bus, taxi e calesse. Calesse.
Mi racconta le sue ultime 16 ore.
Rido.
Rido.
Rido.
Calesse.
Penso di rischiare l’infarto.
È arrivato in calesse!
In calesse!
Francesca guarda Fausto. Attonita.
Si volta verso di me. Mi dice: “è proprio amico tuo …”
Fausto, ovviamente, lo prende per un complimento.
La abbraccia.
Gli occhi sognanti.
Sono suo amico.
Beh, è un amico strano.
Mi tocca quasi fargli da assistente sociale.
Mi scopro spesso a domandarmi se non sia ritardato.
Ma sì. È mio amico.
Gli amici non sono quelli con cui disquisisci dell’ideologia franchista.
A me per altro importa anche una sega dell’ideologia franchista.
Gli amici sono quelli che si fanno in quattro per te.
Fausto lo fa.
Sempre.
Inutilmente nel migliore dei casi.
In maniera dannosa nella maggior parte dei casi.
Ma sempre.
Fausto.
Il mio amico.
Il mio amico Fausto.
FINE
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