Ore 12 e 50 di “domani”.
Vengo svegliato da Fausto, che mi scrolla una spalla. Apro gli occhi.
– Ti ho svegliato?
– Te che dici? Mi avrai svegliato?
Capite bene che Fausto non è mai stato una cima in quanto ad acume. Continuo a domandarmi come abbia passato l’esame. Non riesco a darmi risposta.
– Volevo solo ricordarti che… i piatti stanno a te!
Così è iniziata la mia giornata post-esame. Un post-sbornia senza sbornia.
Mi alzo sconfortato. Lavo i piatti senza neanche aver mangiato, con il solo pensiero che, dopo tre giorni di studio schiavistico, il mio solo kantiano imperativo categorico della giornata è non fare assolutamente, inequivocabilmente, rigorosamente, clamorosamente niente. Nihil. Nothing. Rien. Niente.
La mia declinazione del niente in multilingua è stroncata da uno sproposito che giunge al mio orecchio come una pugnalata nel fegato.
– Oggi facciamo le pulizie… non si può stare in questo porcile!
La solita inequivocabile, insopportabile, inappropriata voce di Fausto.
Fausto ha una dote. Una sola. Ma ce l’ha. Riesce a fare, capire, dire sempre e solo il contrario di quello che vorresti.
Provo a difendere con le unghie e con i denti il mio ferreo, inamovibile, fermo proposito di nullafacienza, ma vengo sbaragliato dal contrattacco faustiano.
– È da quando ti sei messo a studiare che non fai più niente in casa. O facciamo le pulizie oggi insieme o te le fai tutte da solo domani.
Inutile dire che la questione di giustizia sociale non-fai-più-niente-in-casa non mi aveva minimamente smosso dalla mia trincea solipsista. Sarei andato tranquillamente in tasca, per non dire “in culo”, ad ogni principio di equa divisione del lavoro.
E lo avrei fatto senza il seppur minimo senso di colpa.
La mia voce sinistro-sindacale taceva come la voce dietologo-salutista davanti ad una sacher… la mia linea-guida in economia domestica è approssimativamente: domani faccio la lavatrice… cioè non la faccio, accumulo panni sporchi a oltranza, li frullo in valigia, li porto a casa, dove mi aspetta mia mamma che non mi vede da due settimane “ciao Daniele! come stai? tutto bene?! mi sei mancato tantissimo” ed io, prima di dire “ciao”, le dico, con una certa nonchalance (come se fosse un intercalare), di aver portato qualcosina da lavare perché non ho avuto tempo; il qualcosina si palesa dietro di me nella misura di due valigie formato trasloco pronte ad esplodere come un dipietrista di fronte al legittimo impedimento (dall’espressione di mia madre si capisce che la domanda che le passa per il cervello è: “ho fatto un figliolo o una squadra di calcetto? “).
… cosa dicevo? … ah, sì … stavo per buttarla sul “da domani” quando le parole “te le fai tutte da solo” mi hanno sconvolto la vita, nonché segato le gambe e clamorosamente piegato a novanta sul “da oggi”.
… continua…
ed è tornato Daniele…<3
leggenda vuole … che sia tornato … per te!!! 🙂
di fatto però sto alla puntata 1….tornano sempre senza preavviso….quando meno te lo aspetti…ahahahaha
ssssssssssssssorpresa!!!
Fausto è il nome giusto per il personaggio, ha venduto l’anima al diavolo per passare gli esami senza studiare..
la letteratura tedesca ti fa un baffo!
Oddio il più famoso tedesco coi baffetti non è che fosse tanto raccomandabile.. eheh
considerando la cronaca di questi giorni…
Borghezio direbbe che le sue idee sono giuste… O_O ha sbagliato un tantino nell’attuarle… O_O