Pisa. Città universitaria. Un andirivieni di zaini e valigette che se ne vanno di passo veloce verso la stazione, verso una lezione, la-mensa-un-piatto-di-volata, un-ricevimento-sempre-che-il-professore-si-presenti.
A parte gli studenti, turisti.
Americani con sacchi a pelo.
Giapponesi con le macchine fotografiche.
Tedeschi senza sacco a pelo e senza macchine fotografiche, ma con tedesche più che discrete.
Arriviamo in Piazza dei Miracoli.
Riflettendo sul nome, mi guardo attorno nell’eventualità di un’interessante proposta di lavoro. Non arriva.
Anche ai miracoli c’è un limite.
Con sorpresa ci accorgiamo che la cosa più caratteristica della piazza non è tanto la torre pendente, bensì le schiere di turisti in pose atipiche, le mani in aria a reggere la torre pendente, e gli studenti in bicicletta che, passando, battono il cinque sulle mani dei turisti in posa.
Altra particolarità: le bancarelle piene di palloni e gli enormi prati della piazza.
Risultato: compriamo un pallone per giocare. Dopo trenta secondi (trenta!) arriva un vigilante. Non vuole giocare anche lui. Vuole sequestrarci il pallone perché non si può giocare sui prati. Inutile dire che ci sono stati investimenti migliori nella storia dell’economia.
Dopo la piccola disavventura, il giro delle città continua ed apprendiamo dalle scritte sui muri sparse per tutta la città di una certa rivalità (si potrebbe tranquillamente dire “odio”) tra Pisa e Livorno (a meno che non si tratti di verità sociologica la propensione dei livornesi alla fuga o all’avere mamme non propriamente caste). Ricordo, tra i tanti in posa davanti alla torre pendente nel gesto di sostenerla, un ragazzo che, distinguendosi dalla massa, faceva gesto col piede di buttarla giù: il mio istinto di etologo mi suggerisce che trattavasi evidentemente di un esemplare maschio adulto di livornese.
Appurata quindi la rivalità tra Pisa e Livorno, Cesare ha la bella idea di fare tutto Corso Italia scandendo in coro “forza Livorno, alé, alé”. Pronte arrivano le minacce. Di morte.
Cesare saggiamente torna sul suo proposito.
… continua…
“Ricordo, tra i tanti in posa davanti alla torre pendente nel gesto di sostenerla, un ragazzo che, distinguendosi dalla massa, faceva gesto col piede di buttarla giù”
Pensa io ho una foto così all’Italia in miniatura!
infatti i bambini ti indicavano dicendo: “mamma, mamma, un livornese in miniatura!”
Ahahahahahahahahah almeno mi sono diversificato dalla massa adoratrice di quella torraccia pendente!
secondo me… non si faranno attendere risposte bellicose da parte di “lettori di racconti” pisani inferociti!
questo blog sta per diventare una polveriera! 🙂
Noi Pisa e l’odio per i livornesi li conosciamo bene…pensa vicino casa mia pisana c’é una scritta come quella.grrr…dani é troppo bella quella foto …
Marià, lo sappiamo tutti che quella scritta è opera tua!
giù la maschera!
No no io nn so stata……quasi pisana ok ma nn esageriamo eh…..
diciamo che ti credo sulla parola…
diciamo…
🙂