Finalmente arrivo alla Terra Promessa dell’impiego.
Ormai passo più tempo qui che al circolino.
Ormai sono uno di famiglia. Penso che, quando troverò lavoro, per gli impiegati sarà come quando la mamma vede il figlio far le valigie per trasferirsi dalla fidanzata.
Stavolta, però, vengo al centro, non per leggere gli annunci, appuntarmi qualche numero, qualche contatto e-mail, e soprattutto leggere il giornale e prendermi un caffè (il centro per l’impiego? Te lo consiglio di cuore. L’impiego non lo trovi, ma hanno una macchinetta del caffè che è la fine del mondo!), bensì per seguire un percorso: due seminari ed un colloquio finale, al termine del quale si è iscritti in liste di collocamento.
Il primo seminario, oggi, alle 9.
Oggi è il mio giorno! Attraverso il corridoio per entrare nell’aula dove si terrà il seminario. Mi sento come il vincitore della maratona di New York che si avvicina al traguardo, tutti gli sguardi su di me, gli applausi, gli scatti dei fotografi, le telecamere puntate, saluto il pubblico. Nella versione meno poetica, il corridoio è deserto, gli unici scatti sono quelli di Marco, uno degli impiegati che ha un tic letale per ogni giocatore di briscola: ammicca l’asso ogni cinque secondi), l’unica telecamera puntata è quella di sicurezza, il pubblico che saluto è formato nell’ordine da Marco, Clara, Alessio ed il vecchio Pietro (il personale al completo del centro).
Taglio il traguardo. Entro in aula.
Ore 8 e 55. Posti a sedere: venticinque. Posti occupati: cinque.
Arriveranno.
Ore 9 e 15. Posti a sedere: ventiquattro (una sedia è stata portata via di soppiatto da Pietro, perché sono venute la moglie ed un’amica a trovarlo ed in ufficio ha soltanto due sedie). Posti occupati: cinque.
Mi sa che non arriveranno.
Ore 9 e 20. Entra Clara, l’impiegata che terrà il seminario.
Si parte.
Cos’è il centro per l’impiego. Perché ci si iscrive al centro per l’impiego. Cosa sono i sussidi di disoccupazione. Come scrivere un curriculum. Dati personali. Sinteticità.
– Mi raccomando: non scrivete una lettera o un tema; deve essere schematico.
Titolo di studio. Passate esperienze di lavoro. Conoscenze linguistiche.
Ore 9 e 40. Entrano un ragazzo ed una ragazza, un po’ stralunati, entrambi, i capelli lunghi, entrambi, gli occhiali a fondo di bottiglia, entrambi, si siedono in fondo, entrambi. Li inquadro già a primo sguardo: due personaggi da sit-com americana, un po’ rintronati, che fanno domande inutili, fuori luogo, senza senso e non capiscono mai quello che devono capire, salvo capire sempre e solo il contrario di ciò che gli è stato detto. Dio li fa e poi li accoppia.
Ed infatti, tempo due minuti di ambientamento, giunge la prima perla.
Riassunto schematico della serie di perle sciorinate nella prima mezzora:
1) non è meglio scrivere il curriculum a mano?
2) è tutta colpa del sistema capitalista, Marx l’aveva detto!
3) i colloqui sono solo il pomeriggio?
4) nel curriculum non è meglio specificare che sappiamo bene l’italiano?
5) mamma mi ha detto di scriverci tutto nel curriculum.
Clara prosegue.
Abilità informatiche. Passioni.
Mi viene in mente una riflessione del mio amico Cesare: uno sul curriculum può inventarsi di tutto, tanto non è che vanno a controllare; per me è pieno di sedicenti laureati ad Oxford.
Inizio a prendere in considerazione l’ipotesi di scegliere tra Oxford e Cambridge, ma sono tremendamente indeciso per via della forte rivalità, la gara di canottaggio e via dicendo. Vedo già l’immagine del selezionatore del personale, che tiene ovviamente per Cambridge, guardare con aria inorridita il mio curriculum con la laurea in quella sporca università di stronzi di Oxford. Considero l’ipotesi di scrivere “Cambridge”, ma a quel punto il selezionatore diventa uno sfegatato oxfordiano. Peggio di Ibrahimovic. Infame voltagabbana di un selezionatore!
… continua…