Ci sono due modi per regalare libri.
Cioè. Ce ne sono di più.
Ma vi parlo di due modi.
Uno è entrare in libreria. Chiedere alla commessa se può consigliarti un libro. Flirtarci. Perché, da che mondo è mondo e da che libreria è libreria, le commesse delle librerie sono delle gran gnocche. Comprare il libro che lei ti suggerisce. Fartelo impacchettare. Consegnarlo al festeggiato. Dargli sode pacche sulle spalle perché grazie alla sua passione per la lettura tu riesci sempre a rimorchiare delle gran gnocche.
Il secondo metodo è entrare in libreria. Comprare il tuo libro preferito. Sbattendotene ampiamente il cazzo di cosa possa o meno piacere al festeggiato. Sbattendotene ampiamente il cazzo di cosa possa consigliarti la commessa. Ma in ogni caso flirtarci. Comprare il tuo libro preferito …
… sì, il tuo … un pezzo di te.
Al festeggiato forse non piacerà. Non importa.
Vorrà dire che, quando dopo anni passerà con gli occhi sulla libreria e vedrà nell’ordine da destra a sinistra “La coscienza di Zeno”, “Così parlò Zarathustra”, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, “Cent’anni di solitudine”, “Tre metri sopra il cielo” e penserà ‘che cazzo ci fa “Tre metri sopra il cielo” sulla mia libreria?’, si ricorderà di te. E sorriderà.
Vorrà dire che, quando porterà a casa una ragazza e, poiché le ragazze non si fanno mai i cazzi loro (ma mai!!!), la ragazza passerà con gli occhi sulla libreria e vedrà nell’ordine da destra a sinistra “La coscienza di Zeno”, “Così parlò Zarathustra”, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, “Cent’anni di solitudine”, “Tre metri sopra il cielo” e gli chiederà ‘cosa ci fai con “Tre metri sopra al cielo”?’, lui sorriderà e dirà: ‘è uno dei pilastri della letteratura contemporanea … non dirmi che non ti piace!?!’ …
… Comprare il tuo libro preferito. Farlo impacchettare. Almeno hai carta regalo e fiocco ( … e altri due decisivi minuti per flirtare con la commessa e concludere), ma spacchettarlo a casa. Impiegando cinque minuti a cercare di aprire il pacchetto senza rovinare la carta e finendo puntualmente, inequivocabilmente, inesorabilmente per … rovinare la carta. Aprire il libro. Scriverci cose tue. Scriverci cose vostre. Reimpacchettare il tutto alla meglio. Alla meno peggio. Consegnare un pacchetto ormai impresentabile al festeggiato scettico che pensa: ‘ecco un regalo riciclato … e riciclato senza cambiare la carta … speriamo che abbiano cambiato almeno il biglietto …’
Prima di reimpecchettarlo però … una cosa fondamentale: scrivere una dedica sull’ultima pagina. Una dedica vera. Non frasi fatte. Non frasi fatte rifatte sfatte risfatte. Una dedica vera.
Sì. Anche sul suo “Il piccolo principe” c’era una dedica.
Alla fine.
L’ultima pagina.
Coperta dalle altre pagine. Nascosta dalle altre pagine.
Coperta dagli altri libri. Nascosta dagli altri libri. Dai soprammobili. Dai pensieri quotidiani. Dalle cose da fare.
Non era una di quelle dediche standard. “Tanti auguri”. “Buon compleanno”. Era tutto tranne che una dedica standard. Forse … era tutto tranne che una dedica.
“Anche se in ritardo 🙂 …”
Cominciava così.
Non poteva che cominciare così!
… continua…