Tutto è cominciato perché mi è partita una chiamata.
Di nuovo.
Ho lo stramaledetto difetto di non mettere mai questo stramaledetto bloccatasti.
E, le poche volte che lo metto, il mio cellulare ha lo stramaledetto difetto di sbloccarsi con la facilità con cui mia cugina Sofia si toglie le mutande. E … mia cugina Sofia è conosciuta come “la signora cento letti”.
Tutto è cominciato perché mi è partita una chiamata.
Di nuovo.
Spendo più di telefonate “partite” che di telefonate volontarie.
Anche perché è difficile che io chiami volontariamente con la tariffa assassina che mi ritrovo.
La stessa tariffa assassina da quattordici anni.
Perché ho anche lo stramaledetto difetto di essere un teorico del sospetto delle offerte telefoniche.
Per me le offerte telefoniche sono come le strafighe che ti chiedono se offri loro da bere. Non vogliono conoscerti. Semplicemente hanno sete, belle cosce e fidanzati tirchi.
Per me le offerte telefoniche sono come le vecchie in fila alla posta. Non sono tonte. Semplicemente fingono di esserlo per superarti nella fila. Non sono nemmeno vecchie. Semplicemente fingono di esserlo per superarti nella fila.
È così che ho una tariffa assassina.
La stessa tariffa assassina da quattordici anni.
È così che, se chiamassi a casa per dire “pronto? Sono io … arrivo con cinque minuti di ritardo”, spenderei cinquanta centesimi e, per altro, mia mamma non capirebbe chi sono. Per certi versi, avrebbe anche ragione. Effettivamente, “sono io” è abbastanza generica come affermazione. Ma insomma … almeno riconoscere la voce del proprio figlio … Perché mia mamma non ha un qualcosa nel DNA che le permette di fare questo? O, senza scomodare la genetica, perché mia mamma non ha quantomeno la presenza di spirito di concludere che se per cena sta aspettando soltanto me e le arriva una chiamata “pronto? Sono io … arrivo con cinque minuti di ritardo”, c’è la concreta possibilità che sia io …
Quindi passo buona parte delle mie giornate al cellulare a scrivere sms.
Rigorosamente senza T9.
Rigorosamente senza tastiera QWERTY.
Rigorosamente con tastiera touch screen.
Di quelle che non premi mai il tasto che vuoi premere e se per pura combinazione astrale premi il tasto giusto, lo premi un numero di volte sbagliato.
Di quelle che passi più tempo a cancellare che a scrivere.
Una Penelope involontaria che vorrebbe concedersi ai Proci e andare in culo a quel girellone di Ulisse.
In pratica, per scrivere a mia mamma che “arrivo con cinque minuti di ritardo”, finisco per arrivare con venti minuti di ritardo. Ma risparmio cinquanta centesimi e l’umiliazione di sentirmi dire “mio figlio chi???”.
… continua…
Un commento su “Racconto umoristico: “Ho lo stramaledetto difetto di” (puntata 1 di 8)”