Sono frastornato. Sono clamorosamente frastornato. Non ci sto capendo niente.
Che cosa sta succedendo?
– Sei un fottuto stronzo!
È la voce di Andrea.
Sono un fottuto stronzo. E fin qui ci siamo. Sono anni che fingo di lavorare prendendomi gioco di loro. Sì, sono un fottuto stronzo.
Le parole che mi aspettavo da ieri.
La cosa che non mi aspettavo era che Andrea mi dicesse queste parole davanti a una Play porgendomi un joystick.
Non riesco a mettere insieme i pezzi. Mi sento come qualche anno fa di fronte alla storiella del pastore che deve attraversare il fiume portando con sé cavolo, pecora e lupo.
Non sono mai stato un tipo intuitivo.
Mai.
Sono di quelli che a “di che colore era il cavallo bianco di Napoleone?” dice puntualmente “come faccio a saperlo?”.
Non sono mai stato un tipo intuitivo.
Per capire la storiella del pastore ci ho messo tre mesi e ho dovuto prendere carta e penna e disegnare pastore, cavolo, pecora e lupo. Mi sentivo molto Antoine de Saint-Exupèry.
Tre mesi.
Fosse stato per me prima avrei fatto mangiare il cavolo alla pecora, poi avrei fatto mangiare la pecora al lupo, poi avrei piantato una fucilata al lupo. Così. Per rappresaglia. Perché, se c’è una cosa che odiano i tipi non intuitivi come me, è non riuscire a risolvere i rompicapi. E poi … per quale cazzo di motivo un pastore dovrebbe attraversare un fiume con un cavolo, una pecora e un lupo??? La gente è strana forte
… beh, anche io sono strano forte, perché, invece di pensare al fatto che la mia vita sta andando a rotoli, provo a ricordarmi come cazzo ha fatto quel cazzo di pastore psicopatico a far attraversare quel cazzo di fiume a quel cazzo di cavolo, a quella cazzo di pecora e a quel cazzo di lupo.
Guardo Andrea. Ha tirato fuori il suo sorrisetto beffardo. Saputello.
– Non hai ancora capito un cazzo, vero? – dice.
– No – dico. Un po’ riferendomi alla storia della Play, un po’ riferendomi a quella cazzo di storia del pastore che non riesco proprio a levarmi dalla testa.
– Ti spiego …
Mi spiega …
… continua…