Carla aveva deciso di mettersi a dieta proprio quel giorno. Si era guardata allo specchio. Quelle maledettissime maniglie dell’amore! Doveva assolutamente fare qualcosa. Posto che odiava, letteralmente odiava, l’idea di fare una qualsiasi attività fisica (si vantava di essere l’unica allieva nell’ultradecennale storia del Liceo Arcari ad esser stata rimandata in educazione fisica) e l’idea della palestra semplicemente la atterriva (a parte la non disprezzabile prospettiva di poter guardare gli uomini a torso nudo al sollevamenti pesi), decise di passare la mattinata su internet alla ricerca di una dieta.
La prova costume la attendeva di lì a dieci giorni. Un appuntamento al mare con il bel Giorgio. Occhi azzurri, sguardo assassino, fisico da urlo. Aspettava questo momento da una vita. Finalmente le aveva chiesto di uscire. Lei aveva provato a proporre qualsivoglia cosa non fosse l’andare al mare. Ma non c’era stato modo di smuoverlo. Lui voleva andare al mare. E lei si trovò a sperare che quel dannatissimo primo maggio piovesse. Si trovò a digitare su Google “come eseguire la danza della pioggia”. Si era poi trattenuta dal dare l’invio. Era una cosa da fessi. Aprì la pagina del meteo. Sentiva dentro di sé che sarebbe arrivata la salvifica inevitabile perturbazione fantozziana che onnipresente rovina ogni giorno festivo. Inserì i dati. Osservò i risultati: sole, 28 gradi. Fu presa dallo sconforto. Tornò a guardarsi allo specchio. Tornò a digitare su Google: “come eseguire la danza della pioggia”. Tornò a cercare qualche dieta killer.
Dieci giorni.
Aveva dieci giorni.
Cercava una di quelle diete che ti fanno dimagrire dieci chili in dieci giorni (per poi fartene riacquistare venti nei successivi dieci, dicevano alcuni, ma si trattava sicuramente di inaffidabili malelingue).
Eseguiva la ricerca mentre sgranocchiava grissini. Intinti nella crema pasticcera. Una cosa raccapricciante. Ma chi la conosceva sapeva che era capace di ben peggio: spaghetti alla Nutella, tiramisù-e-ketchup, cucchiaiate di burro liscio. Il fatto di mangiare i grissini la faceva sentire leggera. Le alleggeriva il corpo e la coscienza. Questo almeno fino a quando, proprio nel corso di quella sua ricerca di una dieta, venne accidentalmente a conoscenza di un fatto che la ferì. Scoprì la vera faccia dei grissini. I grissini erano il male, il demonio, satana. Travestiti da angioletti, ti facevano credere di essere dietetici, innocenti amici dell’insalata. In realtà erano stati smascherati per quel che erano: vero e proprio cavallo di Troia del grasso saturo, reincarnazione dello strutto. Guardò la confezione. Scritto in piccolo, piccolissimo. Era una confessione.
Tanto valeva abbuffarsi di panettone. E Carla buttò uno sguardo nostalgico verso il panettone, ancora confezionato, reduce inverosimile delle abbuffate festività natalizie. Poi diresse lo sguardo verso i grissini. Li fulminò. Si sentiva tradita. Cercò di farli sentire in colpa. Ma quelli continuavano a guardarla con aria innocente. Falsi!!! Li cestinò con rabbia. Fu un gesto illuminante. Capì cosa doveva fare. Doveva buttare tutti i carboidrati ed i grassi disseminati per casa. Senza pietà alcuna. Doveva essere una strage. Doveva fare terra bruciata. Sugli scaffali del suo appartamento sarebbe dovuta circolare per secoli la leggenda di Carla Ginori alias Attila e della sua feroce campagna barbara di sterminio del cibo spazzatura.
… continua…
no, anche lei la Dukan?? o mi diventa Vegana?? ….
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