Davanti alla porta dell’asilo.
Tutti i bambini sono già arrivati e sono dentro.
Tutti tranne uno.
Marco.
Tre anni.
Gay dichiarato. Almeno così sostiene dopo aver guardato Dragon Ball ed aver concluso di essere innamorato di Goku.
Lo vedo apparire al cancello.
Marco.
Gay dichiarato.
Con una rosa in mano.
Più grande di lui.
Il gambo tocca terra.
Pollicino innamorato lascia un solco sul ghiaino.
Arriva all’ingresso (accompagnato da un padre più che discreto, su cui potrei fare anche più di un pensierino se non fosse più che sposato e con più di un figlio) e, senza timor di cadere in contraddizione con la sua dichiarata omosessualità, Marco proclama: “devo dare questa alla maestra Carla. Dov’è?”
– La maestra Carla arriva tra mezz’ora.
– La aspetto.
– Puoi darla a me la rosa e, appena arriva la maestra Carla, gliela do da parte tua.
– No.
Monosillabico.
– Pensi che te la voglia prendere io?
– Sì.
Monosillabico e teorico del complotto.
– Ma io mica te la voglio prendere!!! Te lo giuro!
– No.
Monosillabico, teorico del complotto ed inamovibile.
– Sennò puoi aspettarla dentro con la rosa e, appena arriva, gliela dai…
– No. La aspetto qui fuori.
Ed effettivamente lui aspetta qui fuori.
Piccoli stalker crescono.
Inutile ogni tentativo di convincerlo da parte mia.
Inutile ogni tentativo di convincerlo da parte del padre.
Ai discorsi teorici risponde monosillabicamente con un “no”.
Ai tentativi pratici del padre di prenderlo in braccio, spingerlo, tirarlo per una mano risponde altrettanto monosillabicamente con un grido lancinante perforatimpani “AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH”, accompagnato da bagno di lacrime che nemmeno il Danubio in piena.
Il padre rinuncia.
– Guarda che è freddo qui fuori e ti ammali – dico a Marco.
Come da copione, risponde, dando sfogo a tutte le sue abilità retoriche, argomentando dettagliatamente con un “no”.
– Abbottonati almeno il colletto – aggiunge il padre.
– No.
Sicuramente al piccolo non mancano la decisione, né un innato spirito fashion: bottone aperto per far colpo sulla maestra.
Il padre rinuncia anche ad abbottonargli il colletto. Al cuor (di Marco) non si comanda.
Arriva Carla, fortunatamente in anticipo di dieci minuti.
Marco si avvicina piacione. Le porge la rosa con sorriso conquistatore. La maestra Carla gli sorride, lo abbraccia, gli dà un bacio. Marco parte a corsa, entra dentro l’asilo i pugni al cielo: “l’ho baciata l’ho baciata l’ho baciata”.
… continua…